Caso delle case della Provincia di Trieste

MunicipioTS_30112014_MiniTratto dal IL PICCOLO di Trieste 13.09.2010

Case ex GMA, sbagliato l’aumento dell’affitto deciso dalla Provincia

Affitto ridotto? Sì, ma non proprio per tutti.

La vicenda è quella che si snoda attorno alle case costruite nel ’52 con un contributo a fondo perduto dell’ex Governo militare alleato e poi dalla Repubblica Italiana per il 65 per cento con un mutuo contratto con l’istituto di Credito fondiario e ora di proprietà della Provincia. Si trovano in via Margherita, via Donatello e viale Sanzio.

«Gli inquilini hanno pagato troppo di affitto», ha sentenziato il giudice Arturo Picciotto al quale il “Comitato degli assegnatari” si era rivolto per chiedere di pagare il canone sociale e nulla di più. Ma, e questo è il paradosso, in un buon numero dovranno comunque continuare pagare la somma stabilita proprio dal contratto ad equo canone. Perché è quello il contratto che alcuni hanno firmato o hanno tacitamente accettato.

Il giudice Picciotto nella sentenza che ha visto opposti il comitato degli inquilini e assegnatari e la Provincia, infatti, fa espressamente questo distinguo tra chi ha ragione (tutti) e chi ha diritto (una parte). «Gli inquilini – scrive – avevano diritto di pagare il canone sociale per l’occupazione degli immobili assegnati e che, qualora abbiano pagato quanto richiesto in base alla legge dell’equo canone in misura maggiore, hanno corrisposto somme non dovute, da restituire con gli interessi. Ma questo – rileva Picciotto – non vale per coloro che hanno stipulato un contratto di locazione regolato dalla medesima legge sull’equo canone». Tant’è che nella motivazione il giudice Picciotto parla di «parziale accoglimento» della domanda da parte degli abitanti.

Gli inquilini avevano citato la Provincia affidandosi all’avvocato Livio Bernot. Mentre l’ente di palazzo Galatti si era rivolto all’avvocato Paolo Stern. In una nota l’avvocato Bernot comunica che la «Provincia è stata condannata alla restituzione a ciascuno degli assegnatari della differenza di quanto pagato in più, anche in base alla legge sull’equo canone rispetto all’importo molto inferiore del canone sociale, essendo applicabili al godimento di ogni singolo appartamento le norme della edilizia residenziale pubblica. Il comitato – annuncia sempre Bernot – procede immediatamente alla riscossione della somma che la Provincia deve corrispondere, a scanso di pignoramento di qualsiasi bene di pertinenza della stessa».

Osserva l’avvocato Stern: «La sentenza da un punto di vista giuridico non tiene conto del regolamento per la disciplica dei rapporti di locazione della Provincia che fa espresso richiamo alle norme sull’edilizia residenziale e quindi equo canone e patti territoriali. In ogni caso mi pare che praticamente non cambi nulla: a una prima verifica risulta che tutti gli assegnatari degli alloggi hanno rapporti regolati proprio ad equo canone».

C’è da dire che la sentenza inoltre respinge altre istanze degli assegnatari inquilini tra cui quella relativa all’accertamento dell’intervento di acquisto nella misura del 35 per cento e anche quella del diritto di riscatto per l’acquisto del 65 per cento della quota degli alloggi.(c.b.)

13 settembre 2010

Pubblicato da blogstelle

Cittadino interessato alle attualità

Una risposta a “Caso delle case della Provincia di Trieste”

  1. Tutto si deve vedere in base agli ORDINI del GMA e quindi la formula è patto di futura vendita e cioè pagato il mutuo di 50 anni dal 1952 al 2002 l’immobile è di proprietà dell’assegnatario già socio della “Cooperativa tra i dipendenti della Provincia di Trieste” e non dalla Provincia di Trieste. E poi dulcis in fundo se la Provincia di Trieste non esiste, esiste comunque la “Cooperativa tra i dipendenti della Provincia di Trieste”. La proprietà quindi decorre dal 2002!! Speriamo la giustizia sia fatta.

I commenti sono chiusi.